
Merry Christmas & Happy New Year!

PLATAFORMA DE INVESTIGACIÓN ARTÍSTICA Y TÉORICA SOBRE EL COLOR
LA VISIONE AZZURRA…
la visión azul /la visione azzurra
LA VISIONE AZZURRA
diamante cilestrino – Claudia Bonollo
” Jung definì la visione azzurra avuta nel 1944 « l’esperienza più enorme » della sua vita. Ma ne descrive un’altra in una lettera scritta a Victor White dopo l’embolia cardiaca sofferta il mese precedente : « Ieri ho fatto un sogno meraviglioso : una stella azzurrina, simile a un diamante, in alto nel cielo, che si specchiava in un tranquillo laghetto rotondo : cielo sopra, cielo sotto. L’imago dei nell’oscurità della terra, ecco cosa sono. Il sogno mi è stato di grande consolazione. Non sono più un mare oscuro e infinito di miseria e di dolore…». […] Ciò che permette di trascendere l’infelicità è la visione della trascendenza stessa. Il diamante azzurrato (Jung), il fiore azzurro…
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UNDULNA.
AI piedi ho quattro ali d’alcèdine,
ne ho due per mallèolo, azzurre
e verdi, che per la salsèdine
curvi sanno errori dedurre.
Dedicato a Rosy B.
” Ti cercherò nel paese dove non si muore mai là forse ti sei rifugiata. O alla foce dei fiumi dove regna l’immortale, là forse hai trovato riposo – in un tuffo di rondini ai mattini nelle strade sulle tracce dei segni che hai lasciato nelle stelle sulla più amata. Ti cercherò in tutti i cieli della terra nel mare – e là forse al passaggio più stretto là ti troverò “.
Carla Cantini, La strada della betulla, Chi ci ha preceduti ci darà le ali.
“Tu non attrai ciò che vuoi, attrai ciò che sei”
Dr. Wayne Dyer
“Gli dei ci creano tante sorprese: l’atteso non si compie, e all’inatteso un dio apre la via.“ Euripide, Baccanti
Stella forte che ignori l’assistenza
che la notte oscurandosi concede
alle altre stelle perché si rischiarino;
stella che già compiuta si dilegua
mentre s’inizia il viaggio delle costellazioni
per la notte che lenta si distende;
grande stella delle sacerdotesse
d’amore che d’interno fuoco ardendo,
raggiante fino all’ultimo e mai cenere
discende là dove discese il sole,
con il suo puro tramonto vincendo
mille albe in splendore.
Rainer Maria Rilke, Muzot, gennaio 1924
E un meraviglioso 2020, pieno di colore, di buone notizie e di sogni realizzati….
Claudia Bonollo
La Ostia Autumn School è stata un’esperienza meravigliosa da tutti i punti di vista.
Ringrazio Luigi Prestinenza Puglisi, Giuliano Fausti, anima del Convegno e Marianna Vincenti, sempre straordinaria.
Una menzione speciale a tutto il favoloso staff dell’A.I.A.C. (Associazione Italiana Architettura e Critica) che ringrazio di cuore.
Una menzione speciale ai miei studenti: Paola Buselli, Vincenzo Castiglione, Margherita Villa, Davide Villari e Lorenzo Capone. E ai favolosi tutor del mio gruppo: Teresa Saper, l’architetto Giuliano Fausti, Claudia Bonollo (SAFABONO) e la super tutor Vicky Syriopoulou.
momenti del convegno
brainstorming
proiezioni cromatiche sul gruppo
Grazie a questo incontro è nato un bel sodalizio formato da tre dame del colore: Teresa Sapey, Vicky Syriopoulou ed io.
Teresa, Claudia e Vicky: le tre Dame del Colore
Porto Marittimo di Ostia
Premiazione con Aldo Cibic e Luisi Prestinenza Puglisi
IL COLORE di Claudia Bonollo
Come dice Michel Pastoureau, nel suo prodigioso saggio intitolato “il piccolo libro dei colori”: “ i colori la dicono lunga sulle nostre ambivalenze. Sono dei formidabili rivelatori della nostra mentalità. Vedremo come la religione li abbia posti sotto il suo controllo, cosí come ha fatto con l’amore e la vita privata. Come la scienza abbia detto la sua, sopravanzando la filosofia: onda o corpuscolo? luce o materia? Come anche la política se ne sia impadronita: i rossi e gli azzurri non sono stati sempre quelli che conosciamo… Tutto è retto da un codice non scritto di cui i colori detengono il segreto”.
Il colore, benché poco amato dai filosofi e gli storici, che lo hanno sempre relegato a un secondo piano preferendogli il segno e la linea e il disegno-progetto, è sempre stato uno degli strumenti conoscitivi fondamentali per l’artista, che se ne è servito per orientarsi, per proiettarsi in altre dimensioni, da quella trascendente della dimensione astratta bizantino-medievale alla biologica romantica, fino alle ipotesi multidimensionali e sorprendenti formulate dalla fisica quantistica. Dalle infinite iconografie e dai differenti modi di colorare il mondo, è possibile ripercorrere una storia parallela di metamorfosi della società e ricostruire l’evoluzione delle metafore sul destino dell’uomo.
Il colore è un elemento fondamentale del mio lavoro e delle mie ricerche.
Non solo o non tanto il colore pigmento o materia, lo strato cromatico che imbellisce le cose, ma il colore-luce, il colore come elemento primario della visione e della metamorfosi, il colore che rende visibili le cose che ancora non lo sono, il colore soglia sospeso fra mondi diversi e apparentemente inconciliabili, il colore inclassificabile, inapprensibile, impossibile da catalogare.
Il colore come generatore di spazi e come anatomia dello spirito.
Data la complessità e l’ambivalenza dei colori, ho pensato di trattare il colore come un racconto mitico e una narrazione aperta. Tra le pieghe della complessa storia di un colore, anche i silenzi e i vuoti acquistano un senso nuovo.
Le letture di James Hillman e Henry Corbin mi hanno consentito di recuperare una filosofia del cuore, per entrambi sede della vera imaginatio o himma (capacità retorica immaginativa) che comprende l’azione di meditare, immaginare, progettare, desiderare ardentemente: detto in altre parole, di avere qualcosa nel thymos, che rappresenta simbolicamente la forza vitale, l’anima, il cuore, l’intenzione, il pensiero, il desiderio.
Lo studio di testi legati alle visioni del mondo iraniano, Ib’n Arabi, Sohravardi e soprattutto a Najmoddin Kobrâ, un mistico dell’XI secolo, hanno contribuito a un lavoro artistico ancora più attento ai fenomeni della luce e del colore.
Il mundus imaginalis a cui si fa riferimento è l’intermundi descritto dagli studi di Henry Corbin. Si tratta di un mondo intermedio, sospeso tra il celeste e il terreno, in cui tutte le trasfigurazioni sono possibili, le rappresentazioni diventano ierofanie, manifestazioni del sacro. L’immaginario può essere innocuo, l’immaginale non lo è mai.
L’arte gioca un ruolo fondamentale in questa trasformazione personale e non intendo l’arte egocentrica che esplora solo la visione narcisistica del dolore, che diventa pornografia della sofferenza, ma un’arte generosa e più empatica. Un’arte più sensibile e ricettiva, che sia nello stesso tempo, creatrice e creatura. Non può darsi senza la seconda persona, senza il tu, cioè senza l’immagine che gli dà da riflettere, perché è con i suoi stessi occhi e allo stesso tempo con gli occhi dell’altro, che può guardare se stessa. Sarà perché sono una donna, ma per me l’arte è una dimensione concava e ascoltante.
Nel mio attraversamento personale, che è sia teorico che pratico, il colore non è esclusivamente bidimensionale nè solo statico, non è solo una tonalità con cui dipingiamo pareti e superfici, o un piacevole ornamento o un elemento decorativo.
Condivide una delle qualità più interessanti della metamorfosi, quella di essere una mappa in fieri dalle infinite stratificazioni. Come il cielo, attraverso i movimenti dei venti e delle nuvole genera continuamente delle figure, così la luce-colore plasma lo spazio e gli conferisce una qualità particolare.
Il colore è anche suono, movimento, riverbero, frutto della contrazione/dilatazione della luce, il colore si fa suono è un’esperienza sinestesica totale. Possiede le stesse qualità che siamo abituati ad accordare all’architettura, possiamo anzi spingerci più oltre e affermare che il colore, nella sua essenza, è l’architettura stessa nella sua dimensione più fluida perché rappresenta la nostra cartografia dello spirito, il nostro vibrante paesaggio interiore.
Buona visione!
Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre.
Salustio, Degli dèi e del mondo
INTERIOR LANDSCAPES – “ARCHITECTS MEET IN SELINUNTE”, 2019
Momenti di piacevolissimo confronto, libertà di espressione, passione, creatività, cultura e gioia nel vivere e comunicare l’architettura.
Grazie Luigi Prestinenza Puglisi per la grande opportunità che mi hai offerto, allo staff dell’organizzazione davvero efficiente e disponibile (fra tutte, ringrazio Giulia Mura, Giulia Fontana e Marianna Vincenti che sono state fondamentali e mi hanno appoggiato moltissimo) e a tutte le numerose persone che ho incontrato e con cui è stato possibile intavolare delle conversazioni indimenticabili.
E grazie al calore umano e alla bellezza straordinaria della Sicilia, la cornice di Selinunte è stato un personaggio fondamentale di questo meraviglioso evento.
L’incontro con Luigi Patitucci è stato un altro regalo inaspettato. Lo ringrazio per l’introduzione, bellissima, che mi ha dedicato e per la sua traiettoria che ammiro. Finalmente qualcuno che è in grado di attraversare il colore in modo originale, brillante e non convenzionale.
INTERIOR CHROMATIC LANDSCAPES, Claudia Bonollo
Ringrazio fra tutti, Giovanna Cirino e suo marito Francesco, una coppia straordinaria, Ivana Laura Sorge, Franco Zagari, Michele Cannatà, Vito Cappiello, Flavio Mangione e tutte le belle persone che ho incontrato.
He sido seleccionada en la exposición colectiva e itinerante “PROGETTI STESI” en el marco de las múltiples iniciativas culturales de “ARCHITECTS MEET IN SELINUNTE“, un evento internacional creado por el crítico de arquitectura Luigi Prestinenza Puglisi y organizado por la Asociación Italiana de Arquitectura y Crítica AIAC que tiene lugar cada año en el espléndido enclave siciliano.
En las ediciones anteriores han participado personas de la talla de Daniel Libeskind, Massimiliano Fuksas, Mario Bellini, Benedetta Tagliabue, William Alsop, Allies and Morrison, Odile Decq, Dominique Perrault, RCR arquitectes.
El tema de la exposición de este año y que se inaugurará el día 13 de junio de 2019, es INTERIOR LANDSCAPES.
Mi personal aportación consiste en un políptico que reúne toda mi trayectoria desde mis primeros pasos con el imaginario de la ciudad en el cine (título de mi final de carrera en arquitectura en Venecia), pasando por la investigaciones sobre las células, los espacios sensibles y cromáticos hasta las instalaciones de hoy en día.
En un collage vertical confluyen los paisajes interiores, los espacios sensibles, las biologías transformadas, las arquitecturas efímeras, las instalaciones orgánicas, los paisajes multisensoriales, las sinfonías cromáticas, mis cajas de luz, los jardines temáticos y oníricos, las catedrales naturales, las botánicas de otros mundos, las visiones sinéstesicas, las alegorías, los planetas, los espacios sentimentales, inmateriales, los espacios del arte, las eternas primaveras y las células en flor.
“Esta constelación de micros proyectos representa una suerte de cromoterapia y acupuntura sensorial para salir de esta especie de anestesia emocional que nos rodea.
Se reivindica aquí el arte como herramienta de transformación sensorial de una realidad agobiante que parece no tener el valor de apostar por nuevas ideas. Es necesario, hoy más que nunca, recuperar la experiencia fundamental de nuestro sentir.”
(Claudia Bonollo, 2019)
Cuando el color tiene su mayor riqueza, la forma tiene su plenitud.
Paul Cézanne.
Michel Foucault fue uno de los primeros en destacar la obsesión que el siglo XIX y gran parte del XX demostró por la historia y por el tiempo, reivindicando que nuestra época era la época del espacio, “la época del cerca y el lejos, del lado a lado, de lo disperso”. En 1967 Foucault planteó un término actualmente inevitable en cualquier discurso sobre la ciudad contemporánea: el de Heterotopía, el espacio del mundo contemporáneo por excelencia. Frente al conjunto jerárquicamente organizado que caracterizaba al territorio medieval, “el espacio en el que vivimos (…) es un espacio heterogéneo.
Para Foucault, las verdaderas heterotipías representan un cuestionamiento, a la vez mítico y simbólico, del espacio en el cual vivimos. Míticas desde el punto de vista que preservan el no lugar de la utopía; simbólicas en tanto que nos permiten articular, aunque tan sólo sea metafóricamente, las coordenadas de ese no-lugar.
El aparente caos en el cual fragmentos adquieren verdadero sentido es la heterotipía como un “desorden en el cual destellan fragmentos de un gran número de órdenes posibles…”. (Foucault, Las Palabras y las Cosas, 1996)
Mi trabajo sobre el color, totalmente autobiográfico, se basa en una serie de apuntes para realizar experimentaciones que puedan construir un proyecto teórico desde las emociones. Se trata de esbozos creativos, sin ninguna pretensión de exhaustividad. El motor es una curiosidad sincera ya que donde hay curiosidad siempre cabe la posibilidad de un descubrimiento.
El punto de partida de cada uno de los recorridos realizados y que se irán publicando en el blog, es el cuento de una venturosa travesía en el color, una especie de Odisea cromática.
El color nunca es neutro, nunca es neutral. De fragmento en fragmento, de no-lugar a otro, aparecerán, de repente, pliegues, lagunas y algunos espacios intersticiales. Y en cada uno de estos mundos se podrán vislumbrar figuras al borde de la desaparición, fugaces constelaciones cromáticas.
A la analogía, la valiosa tarea de sugerir varios temas, de trazar el hilo invisible que atraviesa un pensamiento, que puede aparecer en formas diferentes, conectando con ideas y sueños.
Según Didier Ottinger: ” Los artistas cultivan el recuerdo de un mundo encantador, hecho de similitudes, de signos para descifrar. Estos artistas se asumen la misión moderna de la poesía, que consiste en el ponerse a escuchar el otro lenguaje, aquello sin palabras, ni siquiera discursos de la semejanza, es decir, hacer llegar la similitud hasta los sueños que la expresan.”
«El color es el lugar donde nuestro cerebro y el universo se encuentran”
Maurice Merleau-Ponty
Claudia Bonollo, Heterotipías Cromáticas, febrero de 2014
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Muestra de Arte Digital Audiovisual y Tecnologías Contemporáneas | MADATAC 04 de 10 a 16 de diciembre de 2012
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